Tutti in giorni, dal lunedì al sabato, in diretta dalle ore 10:00 alle 10.30 su Radio Manà Manà -89.100 FM-
mercoledì 30 novembre 2011
Giornata Mondiale Contro L'AIDS
1° Dicembre Giornata Mondiale per la lotta all'AIDS, una malattia giovane come le persone che colpisce (età media 39 anni). Una patologia "dimenticata" negli ultimi anni dopo una massiccia comunicazione, legata alla prevenzione, durata tutto il decennio degli anni 90'. Ne parleremo nella diretta di "Music&Medicine" di domani dalle ore 14:00 su Radio Manà Manà All News 24 -89.100 Fm- alla luce delle nuove scoperte e dei nuovi dati raccolti. Ne parleremo anche grazie all'intervento telefonico del Prof. Andrea Gori, medico infettivologo e direttore dell’unità operativa di malattie infettive del SanGerando di Monza e professore presso la Bicocca di Milano con il quale faremo il punto sulla patologia.
Non mancate!
"Adesso, spiegami tutto come se avessi 2 anni" -Joe Miller/Denzel Washington ad Andrew Beckett/Tom Hanks -Philadelphia-
martedì 29 novembre 2011
lunedì 28 novembre 2011
In aumento i “Sonnambuli del messaggino”
Conoscevamo i sonnambuli e le loro “passeggiate” notturne. Addirittura sappiamo di casi di omicidio avvenuti durante il sonno, ma il “sonnambulismo da sms” mancava all’appello. Mentre dormono inviano a familiari e amici sms dal testo farneticante e al risveglio non ricordano di averlo fatto. Lo ‘sleep texting’, come i medici hanno battezzato questo fenomeno finora raro, è conseguenza dello stress quotidiano e sembra destinato ad aumentare. Tanto che uno specialista australiano in medicina del sonno, David Cunnington, del Centro per i disturbi del sonno a Melbourne, che ha seguito diversi pazienti con il disturbo, raccomanda di non lasciare il cellulare sul comodino o, comunque, vicino al letto. La letteratura scientifica non si è ancora occupata dei ‘sonnambuli dell’sms’, ma è stato studiato nel 2008 – si legge sul quotidiano britannico Daily Mail – un disturbo simile, lo ‘sleep emailing’, l’invio di mail durante il sonno. I ricercatori dell’università di Toledo hanno seguito il caso di una donna di 44 anni che scriveva mail da addormentata, di cui non ricordava nulla una volta sveglia. Secondo l’esperto australiano i sonnambuli delle mail sono più numerosi di quelli che mandano messaggini col telefonino. In ogni caso, punta il dito Cunnington, la colpa è dell’eccessivo carico di attività da portare a termine durante la giornata e della sensazione di non riuscire a farcela. Si finisce per sentirsi sotto pressione anche durante il sonno, tanto da afferrare lo smartphone e mandare sms o mail senza rendersene conto. “In alcuni casi sempre più numerosi non si riesce a distinguere fra veglia e sonno”, afferma Cunnington che invita a spegnere il telefonino e a lasciarlo fuori dalla camera da letto per un sano riposo. Il cellulare dunque è sempre più simile ad “un’appendice” bioelettronica del quale sembrerebbe non si possa fare a meno. E’ ancora presto per ottenere degli studi valicati scientificamente riguardo la loro pericolosità; in attesa di questo pesante deterrente rimane da usare il buon senso, spesso dimenticato in attesa della prossima telefonata.
Andrea Lupoli
giovedì 24 novembre 2011
Rassegna Stampa+Lasik
Alla consueta Rassegna Stampa Scientifica del fine settimana, questo venerdì 25 Novembre 2011 avremo in più il collegamento telefonico con il Dott.Silvio Zuccarini, responsabile del Centro di chirurgia refrattiva“Donatello Day Surgery” di Firenze tra i primi in Italia ad eseguire l'innovativa tecnica chirurgica "Lasik" per la correzione della Presbiopia. Non mancate dunque per questa nuova puntata! "On air" dalle 14:00 su Radio Manà Manà All News 24 -89.100 Fm- oppure in streaming QUI
venerdì 18 novembre 2011
Un giorno qualunque, in un pronto soccorso qualunque
Stanchi nelle nostre autovetture, seduti davanti alla televisione di casa con così tanti pollici da esser costretti ad appenderla sul muro come un quadro del futuro oppure ancora mentre siamo infuriati perché oggi piove e l’ombrello è rotto parlando incessantemente al cellulare di ultima generazione ormai diventato un’appendice di noi stessi. Spesso la vita passa così, presi dal lavoro e dalle tante, inutili, cose che sembrano allontanarci sempre di più da quella vera. Ed è tremendamente triste constatare come mentre si è presi dallo scorrere della propria esistenza ci sia una realtà assai più complessa che vive in quel microcosmo (ormai sempre più macro) chiamato Ospedale. Gli ospedali sono luoghi orribili, dove nessuno vuole di certo andare, più simili alle carceri che a grandi alberghi, dove la nostra libertà è limitata non dalla legge e dal reato ma dalla malattia. Gli ospedali fanno “schifo” e chi ne parla in altri termini è solo un ipocrita oppure qualcuno che non li ha mai visti o peggio capiti. Un luogo di sofferenza e dolore ma anche, come avviene in questi casi, di enorme forza dove quasi tutti, pazienti e parenti, si ritrovano catapultati in una realtà che ci fa riflettere su noi stessi. Chi scrive è reduce da un incidente automobilistico avvenuto poche ore fa in una bella giornata di sole, nel cuore di una delle città più belle del mondo. Chi scrive il mondo dell’ospedale lo ha vissuto tanto e lo ha fatto stando in tre posizioni diverse, indossando un “camice bianco”, come parente e da ieri come paziente. E’ incredibile come queste tre prospettive diverse siano distanti fra loro kilometri e come, pur vivendo la stessa realtà, ogni figura è dannatamente lontana dalle altre. “C’è una distanza infinita che separa i sani dai malati” scrive Roberto Recchioni nel suo “Mater Morbi” ma la stessa distanza, forse anche maggiore, c’è fra i malati e i loro medici. Io sono stato un tirocinante, lo sono stato per così tanto tempo che non ricordo se nella vita sia mai stato qualcos’altro, ho camminato nei lunghi corridoi degli ospedali tante di quelle volte che l’assuefazione ti prende così rapidamente che ti rivolgi al tuo “collega” parlandogli di una cosa, che in un contesto diverso sarebbe orribile, con una grande tranquillità e spesso con cinismo perché il paziente in quel momento “non esiste” è equiparabile ad un pupazzo, non ha anima non ha essenza è l’ennesima tavola del tuo manuale di anatomia illustrato. Forse è giusto così, chi guarda al medico come ad un salvatore, ad un nuovo Cristo sbaglia, è un uomo, fa un lavoro, punto. Tutto questo, e tanto altro, alla lunga può stancare, a me stancò. Tornare in ospedale come “parente del letto numero…” è anche peggio, rivivi quel mondo alla rovescia, hai la grinta del sano ma sei nell’universo dei malati e in un ospedale anche il sano si sente più malato; solo al medico è concessa una certa immunità, come se dietro il loro camice bianco si celasse uno scudo contro la malattia, come se la morte gli concedesse un “pass” per vivere vicino a lei senza essere toccati; almeno finchè si è li. Il tempo in ospedale non passa mai, per nessuno, mai, immobile. Infine tocca a lui, a te, il protagonista indiscusso, il “leitmotiv”di questo variegato universo, il paziente. Il paziente lo è per definizione, attende paziente appunto, attende che qualcuno comprenda quando la sua vita ha iniziato a finire, comprenda perché è li, comprenda quando poterlo farlo uscire. Spesso se la cava facilmente, spesso se la cava con qualche rimaneggiamento chirurgico, spesso se la cava uscendo dall’ospedale in modo diverso, morendo. C’è dignità, infamia, dolcezza, forza, distacco, disgusto, codardia, fermezza dietro ognuna di queste tre figure, le tre popolazioni principali che vivono il mondo ospedale, Medici e paramedici, Parenti, Pazienti. La vita continua e quando quel pianeta lo si abbandona, chiunque tu sia e per qualunque motivo, non vedi l’ora di tornare davanti al tuo Tv 40 pollici, al tuo smartphone alla tua vita.
Andrea Lupoli
lunedì 14 novembre 2011
Infertilità
Torniamo a parlare di Infertilità nella puntata di domani, 15 Novembre, di "Music&Medicine" dalle ore 14:00 su Radio Manà Manà All News 24 -89.100 Fm- Questa volta ne parleremo con la Prof.ssa Donatella Caserta del Dipartimento Salute della Donna e Medicina Territoriale – Università “Sapienza” Roma – Ospedale Sant’Andrea. Cercheremo di capire, grazie alla Prof.ssa Caserta, il ruolo degli Interferenti Endocrini sulla salute e il loro ruolo sull'aspetto della riproduzione.
Non mancate!
Per i vostri sms: 334.92.29.505
martedì 8 novembre 2011
L'effetto della musica sull'attività cardiaca
La musica può svolgere un azione dopante al pari di sostanze farmacologiche? E' sicuramente in grado di alterare l'attività cardiaca e quindi fisica negli atleti almeno stando a numerosi e recenti studi. Ne parleremo domani nella diretta di "Music&Medicine" dalle ore 14:00 in onda su Radio Manà Manà All News 24 -89.100 Fm- Ospite in studio, per approfondire tali dati, il Prof. Francesco Peluso Cassese Ricercatore Universitario e Professore Aggregato presso la "Niccolò Cusano", Docente di Psicologia Sociale e delle Emozioni, con il quale scopriremo anche quali sono gli altri fattori capaci di modificare la Frequenza Cardiaca e la Pressione Arteriosa.
Non mancate!
"Mi piace pensare alla musica come a una scienza delle emozioni." -George Gershwin-
venerdì 4 novembre 2011
L'Elisir Di Lunga Vita
Si racconta che Miti come Enoch, Thot ed Ermete Trismegisto, abbiano bevuto una sola goccia del leggendario “Elisir Di Lunga vita” una magica pozione per diventare immortali. Uno sforzo inutile visto che in verità il vero “elisir di lunga vita” tormento degli Alchimisti al pari della pietra filosofale è legato ad un sentimento interiore: La Felicità. Non è l’ennesimo mantra new age ma il risultato di un imponente studio scientifico che mostra come tra coloro che si definiscono felici, il rischio di morte è più basso del 35%, rispetto agli infelici e insoddisfatti. L’indagine è stata condotta in Inghilterra, su un campione di 3.853 persone, tra i 52 e i 79 anni ed è stata pubblicata sulla rivista Pnas. I ricercatori dell’University College di Londra hanno fornito un questionario che, in una scala da 1 a 4, ha misurato il livello di felicità in quattro momenti della giornata (al risveglio, 30 minuti dopo, alle 19 e prima di andare a letto). Il campione è stato poi diviso in tre sottogruppi: ad alto tasso di felicità, medio e basso. E le stesse persone sono state monitorare per i 5 anni successivi. Tra le persone con un alto livello di felicità percepita c’è stata una percentuale di decessi del 3,6%, nel gruppo di media del 4,6% e nel gruppo a basso tasso di felicità del 7,3%. Inoltre, esclusi fattori come età e stile di vita, è emerso che il più felice ha registrato una percentuale di rischio di morte più bassa del 35%. In conclusione il “caro, vecchio” benessere interiore rimane l’elemento centrale della nostra esistenza. Siate dunque cauti nel sottoporvi a diete super restrittive e a sforzi sovrumani nelle palestre per perdere quei chili di troppo nemici della salute; sappiate anzi che un’allegra giornata con gli amici e con il/la vostro/a partner può beneficiarvi molto di più di tanti addominali.
Andrea Lupoli
giovedì 3 novembre 2011
La Dieta Del Sondino
Negli ultimi anni nel nostro paese sempre più persone obese hanno scelto come sistema per dimagrire la così detta “Dieta del sondino”; una particolare tecnica, molto criticata, che permette di perdere peso utilizzando un sondino nasogastrico. Ora tale metodica sbarca in Gran Bretagna, ed è subito polemica. A portare la tecnica nel Paese è stato Ray Shidrawi, un gastroenterologo di primo piano dell’Homerton University Hospital di Londra, che – riferisce il ‘Daily Telegraph’ online – esegue privatamente il “controverso trattamento messo a punto in Italia”, nella sua clinica di Harley Street. La “dieta della goccia che nutre”, ovvero la nutrizione chetogenica enterale, spinge il corpo in una “modalità di digiuno controllato”, costringendolo a utilizzare il proprio grasso per produrre energia. Secondo Shidrawi, in questo modo si perde tra il 4% e il 9% del proprio peso in ogni ciclo di trattamento (lungo 10 giorni). Il tutto, sostiene l’esperto, senza effetti collaterali e senza soffrire la fame. Il sondino – tecnica che in questi ultimi anni in Italia è letteralmente “esplosa” ed è all’esame del Consiglio superiore di sanità – “non è una cura per l’obesità, che richiede un cambiamento di stile di vita, ma un sistema sicuro e non invasivo per ridurre drasticamente il peso del paziente”, spiega Shidrawi, che l’ha provato personalmente, per perdere qualche chilo. Ogni nuovo paziente visitato ad Harley Street viene sottoposto a una misurazione di grasso corporeo, acqua, minerali e massa muscolare. Poi il medico inserisce un tubo sottile (1,9 mm) lungo dal naso fino allo stomaco. Al paziente viene dato un contenitore con una speciale formula in polvere da mescolare con un litro d’acqua due volte al giorno. La soluzione così ottenuta si mette in uno zainetto collegato a una piccola pompa portatile, che goccia a goccia fa arrivare la miscela direttamente nello stomaco del paziente. L’esperto ricorda che ogni ciclo si può ripetere dopo un intervallo di 10 giorni. In ogni caso dalla British Dietetic Association avvertono che la nuova tecnica non può ancora essere raccomandata: occorrono «più dati». E sulla stampa non mancano le perplessità degli esperti, legate alla drastica perdita di peso e al ridotto apporto calorico degli aspiranti magri con l’aiuto del sondino. Anche in Italia comunque non mancano simili polemiche per una metodica all’inizio usata per un motivo opposto, ossia nutrire forzatamente pazienti che per condizione o patologia non potevano farlo in modo autonomo. Mancano ancora dati che possano far comprendere meglio l’efficacia, ma soprattutto l’assenza di pericoli per la salute.
Andrea Lupoli
mercoledì 2 novembre 2011
Scienza, contare gli anni degli altri aiuta a tenere la mente giovane
Quanti anni avrebbe oggi Jimy Hendrix? E James Dean? Dove eravamo l’11 Settembre 2001? Domande apparentemente banali che nascondono in realtà “l’elisir” per mantenere giovane il nostro cervello. ‘”Far di conto” questo il segreto per una mente sempre agile e sana, piccoli esercizi matematici che aiutano ad «allenare la mente» e proteggerla dall’invecchiamento e dal potenziale insorgere di patologie. Sono alcuni dei consigli degli esperti che si sono riuniti a Roma la settimana appena trascorsa, per il convegno ‘Ginnasticamente’, promosso dall’Osservatorio Sanità e salute presieduto dal senatore del Pdl Cesare Curzi. Non basta, insomma, giocare a carte, fare cruciverba o risolvere il sudoku per tenere il cervello in esercizio e preservarlo dal fisiologico rallentamento delle funzioni che, se non curato per tempo, può sfociare in forme di demenze senili come l’Alzheimer. “Gli esercizi devono essere applicabili nella vita quotidiana e aiutare i processi cognitivi e di memoria in modo solistico” spiega Stefano Zago, docente di Riabilitazione cognitiva nell’anziano alla Statale di Milano. Ecco allora che “Far calcolare a un soggetto l’età che avrebbe adesso ad esempio Gianni Agnelli” non solo aiuta a fare i calcoli, ma mette in moto altri processi perchè si inizia a comparare quanti anni si avrebbero in più o in meno del soggetto stesso del nostro particolare calcolo. E dunque gli amati passatempi come le parole crociate oppure il Sudoku? Rimangono, a detta degli esperti, sicuramente un buon sistema per allenare la mente ma solo su compiti specifici; il calcolo in questo caso “risveglia” anche aree celebrali preposte alla memorizzazione e al ricordo; evocando magari immagini del passato chiuse in qualche “cassetto della memoria” ormai abbandonato. Inoltre resta fondamentale, per mantenere il cervello giovane, guardare poca tv, che è un esercizio «passivo», dedicarsi ad una attività fisica costante nel tempo e, ovviamente, adottare stili di vita sani. In conclusione risulta particolarmente “fruttuoso” mantenere delle buone relazioni sociali, conservare una certa vita di relazione anche con il passare degli anni favorirebbe non solo il buon umore ma contrasterebbe anche patologie degenerative come l’Alzheimer, almeno secondo il professor Bryan James, capo ricercatore, che ha condotto un’interessante ricerca sugli effetti prodotti da un’intensa vita sociale presso Il Centro Malattie del Rush Alzheimer. Lo studio ha mostrato come l’isolamento sociale, che per gli anziani sempre più spesso diventa una condizione del vivere quotidiano, sia la prima causa dei sintomi della regressione cognitiva. Via libera dunque alla socializzazione calcolando magari l’ultima volta a cui si è stati ad una festa.
Andrea Lupoli
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