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giovedì 20 giugno 2013

"Non avrei mai dovuto passare dal whisky al Martini cocktail"



Il titolo del post è una frase che è stata attribuita al grande Bogie (Humphrey Bogart) mentre stava morendo. Probabilmente è una delle tante leggende che servono, semmai ce ne fosse, ad alimentare il mito di uno degli attori simbolo di Hollywood. E' bello però pensare che lo abbia fatto veramente, in perfetto stile con uno dei suoi tanti personaggi; un Rick Blaine di Casablanca o un Sam Spade del Falcone Maltese. Grandi pellicole che se, cosa di cui dubito, non le avete mai viste dovete istantaneamente smettere di leggere il blog, correre a casa e recuperare la grave mancanza; poi dopo mi ringrazierete. Tutto questo per parlare di una recente ricerca, dell'università di Verona, che tratta non di Martini o cocktail ma del più nostrano vino.


Secondo uno studio sull'espressione genica delle bacche della vite, coltivate in vari vigneti italiani, un team di ricercatori, guidati da Mario Pezzotti della già citata università di Verona, avrebbero identificato i processi genetici  legati al miglioramento della qualità del vino. I geni identificati aiuterebbero le piante a fronteggiare l'impatto dei cambiamenti ambientali e potrebbero spiegare le differenti performance qualitative della vite su terreni diversi. Il team è riuscito infatti ad evidenziare vari geni ecologicamente sensibili che influenzano la qualità dei frutti, tra cui alcuni geni che regolano i processi metabolici, come la produzione di composti fenolici che contribuiscono al sapore e al colore del vino, risultati estremamente vulnerabili ai diversi climi. In attesa del “Vino perfetto” potete trovare tutti i dettagli della ricerca sulla rivista Genome Biology.

"Diffido di tutti i bastardi che non bevono" -Humphrey Bogart-

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