Chi non ha mai provato quella caratteristica sensazione di
sonnolenza che si ha la mattina appena svegli, tipica dopo una nottata insonne
e che perdura per tutto l’arco della giornata rendendo una qualunque attività,
lavorativa e non, particolarmente complessa da gestire a livello fisico e
mentale? Una condizione che normalmente è “curabile” con un buon sonno
ristoratore, almeno per i più fortunati. Secondo un recente studio infatti,
apparso sulla prestigiosa Science Translational Medicine, sempre più individui fra i 20 ed i 30
anni di età andrebbero incontro a quella che è stata definita come l’Ipersonnia Primaria una vera e propria
condizione patologica, diversa dalla più nota narcolessia che porta ad
improvvisi attacchi di sonno, caratterizzata da un continuo stato di torpore e
di sonnolenza. David Rye,
neurologo dell’Università Emory di Atlanta e primo firmatario della ricerca,
sospettava da tempo la possibile implicazione in questa malattia di un
neurotrasmettitore chiamato GABA. Per verificare la sua ipotesi il ricercatore
ha prelevato del liquido cerebrospinale dai pazienti e ha osservato se in effetti dei recettori
per il GABA si attivassero in presenza del liquido prelevato. In realtà al
primo tentativo nulla è avvenuto, ma quando è stata aggiunta una piccola
quantità di GABA al liquido la risposta dei recettori è stata molto evidente,
più forte di quella che ci si aspettava per quella minima quantità di
neurotrasmettitore. Sembra dunque che qualsiasi sia la sostanza contenuta nel sistema
nervoso degli ipersonni questa non agisca direttamente sui recettori, ma ne
aumenti la sensibilità al GABA, proprio come fanno le benzodiazepine, quella
classe di farmaci, nota come Valium o Xanax, utilizzati dagli insonni. Sulla
base dei suoi risultati, il Prof. Rye ha iniziato, insieme al suo staff, a
lavorare su un nuovo farmaco capace di contrastare “l’effetto sonnolenza” nei
soggetti sensibili. “La ricerca sull’Flumazenil
(questo il nome del farmaco nda) è
ancora all’inizio, confidiamo però sui buoni risultati finora ottenuti.” Ha
commentato il ricercatore che ha poi aggiunto: “Speriamo inoltre arrivino presto dei finanziamenti per la nostra
ricerca affinché si possa condurre quanto prima un importante studio clinico”.
Tutti in giorni, dal lunedì al sabato, in diretta dalle ore 10:00 alle 10.30 su Radio Manà Manà -89.100 FM-
mercoledì 12 dicembre 2012
mercoledì 28 novembre 2012
Gli arbitri non servono
Prendete quindici giocatori professionisti di pallacanestro e metteteli insieme ad altrettanti spettatori non esperti davanti a uno schermo dove scorrono le immagini di una partita. Obiettivo: individuare i comportamenti scorretti che vengono commessi in campo. Ebbene, il risultato è che gli atleti professionisti, che hanno interiorizzato le regole del basket, potrebbero tranquillamente fare a meno di avere un arbitro durante le loro partite, poiché il loro cervello è in grado di riconoscere in maniera automatica regole e scorrettezze. Tutto merito dei neuroni specchio. Come dimostra una ricerca di un team interdisciplinare del Dipartimento di Psicologia dell’Università di Milano-Bicocca e dell’Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare del Consiglio nazionale delle ricerche (Ibfm-Cnr) che ne ha individuato, per la prima volta, il coinvolgimento anche nella rappresentazione a livello cerebrale delle norme che regolano le azioni complesse trasmesse culturalmente o apprese per imitazione e mediante l'esercizio fisico (come il balletto, la scherma, il calcio, o il suonare uno strumento musicale).
Lo studio ('Who needs a referee? How incorrect
basketball actions are automatically detected by basketball players’
brain'), è stato appena pubblicato su Scientific
Reports,
un’autorevole rivista di Nature.com. «Mentre è nota da tempo
l'esistenza di un sistema di neuroni specchio che rappresentano e rispecchiano
le azioni intenzionali istintuali (come ad esempio raccogliere, afferrare o raggiungere un oggetto) – spiega
la professoressa Alice Mado Proverbio, docente di Psicobiologia e Psicologia
Fisiologica presso l’ateneo milanese – è tuttora poco noto come il cervello si
rappresenti le norme che regolano le azioni complesse come gli sport o le
abilità motorie che si apprendono dopo un lungo training, per imitazione, con lo
studio e l'esercizio». La ricerca si è svolta presso il
laboratorio di elettrofisiologia cognitiva dell’Università di Milano-Bicocca, ha
coinvolto sia giocatori di basket professionisti di serie C sia spettatori
inesperti, e ha utilizzato due tecniche di ricerca: la registrazione
dell’attività bioelettrica cerebrale (ERPs) e la tecnica di neuroimmagine
swLORETA (tomografia elettromagnetica a bassa risoluzione).
Nella fase preparatoria, 10
giudici di gara di serie C hanno selezionato 100 immagini con comportamenti
corretti e 100 con comportamenti scorretti (si vedano in figura 1 alcune
immagini di comportamenti corretti e scorretti). Queste immagini sono state poi
mostrate sia a un gruppo di atleti professionisti che a uno di spettatori
inesperti, inframmezzate con immagini di un campo da basket vuoto: a tutti è
stato chiesto di premere un tasto alla vista del campo vuoto, in modo che
fossero concentrati su un aspetto che prescindesse dalle competenze sportive.
Durante il test, in coincidenza della vista del comportamento scorretto, è stata
registrata un’attivazione cerebrale differente nel cervello dei giocatori
professionisti, completamente autonoma e indipendente dall’attività in corso,
focalizzata sull’immagine del campo vuoto: le risposte cerebrali hanno rivelato
come i giocatori riconoscessero automaticamente la presenza di una scorrettezza
in campo in 4 decimi di secondo, mentre i telespettatori continuavano a
rimanerne del tutto ignari (si veda la figura 2 con le diverse attivazioni
cerebrali).
È come se i giocatori
professionisti avessero interiorizzato così solidamente le regole motorie su
quali siano i gesti corretti e le azioni scorrette che queste si attivano in
maniera autonoma e indipendente dalla volontà dell’individuo. «Grazie alla tecnica di
neuro-immagine swLORETA abbiamo identificato quali popolazioni di neuroni
specchio visuo-motori rappresentano le norme che regolano le azioni complesse
(in questo caso le regole del basket) da un punto di vista motorio. La regione
visiva extra-striata specializzata nel riconoscimento del corpo umano e il solco
temporale superiore (che codifica i suoi movimenti e le intenzioni dei
giocatori) sembrano rivestire un ruolo fondamentale nell’apprendimento delle
regole sportive basate su input visivo» conclude Alice Mado Proverbio. Secondo Alberto Zani, ricercatore
dell'Ibfm-Cnr «questi risultati rivelerebbero l'importanza dell'apprendimento
visivo negli sport. L'osservazione diretta del "gesto motorio" appropriato,
infatti, rappresenta il modo più efficace di apprendimento per l'atleta,
rispetto alla descrizione verbale indiretta di quale dovrebbero essere la
postura, la tensione muscolare, la tempistica del movimento
adeguate». Questo studio rivelerebbe quindi il
meccanismo neurale del processo di apprendimento per imitazione. In particolare,
spiegherebbe il ruolo dei neuroni specchio nell’apprendimento di un’abilità
motoria: vedere un giocatore di basket che gioca, un artigiano mentre lavora, un
violinista mentre suona, avrebbe effetti immediati sulla plasticità cerebrale e
la memoria, andando a plasmare direttamente le strutture neurali specchio
coinvolte nella rappresentazione del movimento, anche in assenza di specifiche
istruzioni verbali.
"Chi non accetta il giudizio degli altri limita la possibilità di migliorarsi" -Pierluigi Collina-
mercoledì 21 novembre 2012
Recchioni: “Il Fumetto è un linguaggio, non un prodotto per l’infanzia” (Ristampa Mater Morbi)
In occasione della ristampa dell'albo "Mater Morbi" (da ieri in tutte le edicole) ripropongo un mio articolo redatto, poco più di un anno fa, subito dopo una piacevole diretta radiofonica con Roberto Recchioni. E' passato un pò di tempo ma continua a rimanere il mio prodotto preferito "made in Rrobe". Si lo so, qualcuno di voi dirà: "Ma dai, è più facile scrivere di certe cose, suscitare emozioni con l'ausilio della malattia; voi mette i silenzi dei Samurai e le atmosfere magiche del Giappone feudale con i dotti riferimenti letterario/cinematografici".
Sarà tutto vero ma io non sono così raffinato e alla poesia del "ciliegio in fiore" preferisco il "puzzo dell'amuchina" sul pavimento di un ospedale...
Buona lettura
“Il fumetto è una forma di linguaggio; e come tale con esso è possibile comunicare anche su temi importanti. Purtroppo in generale le persone tendono a considerarlo come un prodotto destinato all’infanzia”. Con queste parole inizia un lungo dialogo con uno dei maggiori sceneggiatori di fumetto italiani degli ultimi venti anni; Roberto Recchioni; talentuoso maestro della sceneggiatura che con grande abilità e straordinaria sensibilità ha dato vita ad una delle storie più belle di sempre legate all’ “Old Boy” Dylan Dog. Sto parlando di “Mater Morbi” albo numero 280 della serie regolare del mensile Bonelli fra i più venduti in Italia.
E’ una piacevolissima chiacchierata quella con Recchioni, andata in onda durante la diretta di Music&Medicine venerdì 16 settembre 2011; Roberto con estrema chiarezza traccia il “leitmotiv” che lo ha spinto a realizzare tale albo e sottolinea la catarsi di un opera che va oltre la narrazione stessa; divenendo una sorta di “specchio cartaceo” all’interno del quale ogni malato, passato o presente, è in grado di rivedere se stesso.
Come lo stesso Recchioni sottolinea: “Dylan Dog è un paziente che combatte e tende a non usare la sua malattia come scudo con il resto del mondo” precisa infatti: “Spesso il malato utilizza la sua condizione come una protezione nei confronti del mondo esterno; sono malato e dunque giustificato a prescindere da cosa faccia o non faccia, dica o non dica”. E’ anche per questo che la malattia, Mater Morbi, è una bellissima e sensuale donna che seduce e tortura i suoi malcapitati “amanti”.
“L’aspetto seducente è legato proprio al fatto che la malattia permette agli uomini d’esser giustificati”; ma Mater Morbi è anche un’amante esigente che strappa via salute e stabilità alle sue vittime come una fredda torturatrice. Il lavoro di Recchioni è per questo un prodotto senza tempo; perché, come lui stesso evidenzia, nonostante nuove terapie e innovativi strumenti diagnostici il malato in un ospedale rimane solo, nemmeno l’amore dei propri cari possono colmare quell’enorme distanza che separa i “sani” dai “malati”. “Qualcuno ha detto che nessun uomo è un isola, ma sono ragionevolmente convinto che a dirlo è stata una persona in buona salute” questo il commento che scrive Dylan Dog-Recchioni in un diario durante un suo ricovero; a sottolineare la grande solitudine di un malato. C’è tanto di Roberto Recchioni in questo albo ma è forse per questo che il fumetto riesce a prendere per mano il lettore, anche il più distratto, e lo conduce in un vero viaggio attraverso la patologia; come solo l’opera di un artista può fare.
La conversazione si è poi naturalmente spostata, nel corso della diretta, sulla possibilità didattica del fumetto; commentando il simpatico ma mai banale lavoro di James Kakalios; professore di fisica presso l’università del Minnesota autore del libro “La Fisica dei Supereroi” un testo di fisica teorica dove Kakalios utilizza esempi tratti dal mondo dei fumetti e nello specifico in quello dei supereroi evidenziando come molto spesso concetti oltremodo complessi sono racchiusi proprio dietro le gesta o i poteri di questi “eroi di carta”. Forse il linguaggio della scienza e della conoscenza possono lavorare ancora in sinergia con il mondo, apparentemente così lontano, del fumetto; forse è ancora possibile credere che si possano veicolare informazioni proprio grazie a questa forma d’arte tanto amata. Come direbbe Dylan Dog: “Il fatto che io creda o meno all’autenticità di tali fenomeni è del tutto irrilevante. Ciò che conta è che non mi rifiuto a priori di crederci, come fa la maggior parte della gente “seria”.
Andrea Lupoli
martedì 18 settembre 2012
“Essere molto malati ed essere morti sono condizioni molto simili agli occhi della società..." O no?
“Essere molto malati ed essere morti sono condizioni molto simili agli occhi della società”. E’ con questa frase che lo scrittore statunitense Charles Bukowski definisce la condizione del malato in una delle sue, forse poco note, opere (Sotto un sole di sigarette e cetrioli nda). In un sistema sanitario moderno e modernizzato, quello di cui fruisce la parte di mondo “fortunata”, aumenta in linea teorica l’età media delle persone che vedono però drasticamente diminuire in proporzione la loro salute. Il benessere psicofisico traballa sotto i colpi di una medicina spesso disumanizzata e lontana dal paziente che diviene si oggetto di cure ma non soggetto delle dovute attenzioni che un essere umano, imprescindibilmente dalla sua condizione di malato, necessita. In un’ottica complessa e controversa, di “Bukowskiana memoria”, si muovono alcuni passi importanti affinché non ci si limiti alla somministrazione di trattamenti sanitari ma si vada oltre, inserendo il malato in un contesto terapeutico più ampio che finalmente tocca aspetti non solo biologici. Nasce, sotto questa luce a Roma, un nuovo day hospital per i circa 30.000 pazienti seguiti ogni anno dal Dipartimento di Oncologia Medica dell’Istituto Regina Elena di Roma, diretto da Francesco Cognetti. Su 600 metri quadri, adiacenti ad un area verde di 2mila metri quadri, i nuovi spazi dispongono di 24 poltrone ergonomiche per le infusioni chemioterapiche distribuite in 2 ampi open spaces, dove e’ garantita comunque la privacy, cui si aggiungono 4 posti letto. Le 150 visite e le oltre 100 terapie quotidiane, che si articolano su 5 giorni dalle 8.00 alle 19.00, si effettuano ora in un area dove e’ stato curato ogni minimo particolare con una attenzione all’aspetto psicologico del malato. Il progetto cromatico, promosso dal Direttore Sanitario, Amalia Allocca, e’ stato realizzato dall’architetto Paolo Brescia di ”Cromoambiente”. ”La nostra attivita’ – spiega Cognetti – e’ molto intensa. I nuovi ambienti sono molto funzionali e confortevoli con ampi open space che consentono il monitoraggio continuo da parte degli operatori sugli ammalati. Anche dal punto di vista estetico, il gioco di colori e’ particolarmente piacevole e favorisce un approccio di massima serenità”’. ”Con una architettura finalizzata all’umanizzazione delle cure – sottolinea Amalia Allocca – abbiamo cercato di alleggerire l’intensita’ emotiva di pazienti e di operatori”. Gli ambienti sono stati ”colorati” ed arredati secondo il Metodo Cromoambiente dell’architetto Paolo Brescia che spiega: ”La visione dinamica di giochi di colori e ottici se da una parte favorisce l’evasione degli utenti, dall’altra sostiene l’attenzione degli operatori. Gli ambienti sono caratterizzati da colori che facilitano la socializzazione, l’associazione d’idee con luoghi aperti oppure che aiutano a diminuire lo stress e la percezione olfattiva. I soffitti, bi o tricolori aiutano ad evadere e fantasticare con il pensiero, come pure i vari giochi ottici disseminati nei nuovi ambienti”. Ampie vetrate consentono la vista su un grande giardino ombreggiato che sara’ ulteriormente attrezzato per i pazienti che lo popoleranno nelle belle giornate. L’area del Day Hospital e’ adiacente all’atrio principale degli Istituti, cio’ insieme al giardino consente quindi ampi movimenti ai pazienti che vengono tutti dotati di un dispositivo ”cercapersone” (donazione dell’associazione AMOC) che li avvisa quando e’ il loro turno di visita o di terapia. ”Questo nuovo spazio all’interno dell’Istituto – conclude Lucio Capurso, Direttore Generale IFO – e’ un ulteriore importante tassello che si inserisce nei nostri progetti di umanizzazione delle cure”.
Andrea Lupoli
giovedì 10 maggio 2012
Lo stress da week end in famiglia
Il Relax del fine settimana, legato alla cessazione
dell’attività lavorativa, diviene una “chimera” irraggiungibile. Tra
preoccupazioni economiche, impegni dei figli, tensioni con il partner e fughe
tecnologiche, armati di smart-phone e tablet, il weekend in famiglia diventa il
momento principale di stress per molti italiani. Lo rivela uno studio
dell'Eurodap, Associazione Europea Disturbi da Attacchi di Panico, che da mesi
tiene sotto controllo le reazioni degli italiani rispetto alla difficile
situazione politico-sociale-economica che sta vivendo il nostro Paese. Gli esperti
mostrano una “fotografia” amara della situazione, ottenuta esaminando le
risposte di 800 persone che hanno partecipato al sondaggio on line sullo
stress, pubblicato sul sito dell'Eurodap (www.eurodap.it). I I risultati che ne
emergono sono preoccupanti. “La famiglia,
da luogo di tranquillità dove ci si poteva ricaricare, lontano dal lavoro e
dalle preoccupazioni - spiega Paola Vinciguerra, psicologa, psicoterapeuta
e presidente Eurodap - oggi procura forte
stress soprattutto nel fine settimana”. Secondo la Vinciguerra,
responsabile dell'Unità Italiana Attacchi di Panico presso la Clinica Paideia
di Roma intervistata da Adnkronos Salute, soffrono di stress da weekend in
famiglia “Sia gli uomini sia le donne,
anche se i primi manifestano disturbi più evidenti”. Ma in realtà questo
“malessere” generale a quali sintomi è associato? La stessa Vinciguerra non ha
dubbi: “Senso di soffocamento, stato di
irritabilità elevato o apatia ed insonnia: sono alcuni dei sintomi riscontrati
in molte persone che hanno preso parte al sondaggio online. L'origine di questo
stato, aggiunge, va ricercato nella
precarietà economica e lavorativa che moltissimi italiani stanno vivendo”.
Conclude infine la Dott.ssa: “La paura di perdere il lavoro, le ristrettezze economiche alle quali
sono costrette molte persone, creano la sensazione di fallimento e di
inadeguatezza. Gli uomini, già in ansia per la precarietà lavorativa, si
sentono capofamiglia in difficoltà rispetto ai figli e alla propria compagna -
spiega - ma difficilmente reagiscono a
questo disagio aumentando attenzioni e gentilezze”. In effetti gli uomini, stando a
tale sondaggio, si vanno sempre più a “trincerare” dietro una tecnologia
rappresentata da Pc, Tablet e Smartphone, che gli offre una possibilità di
evasione e li solleva dalle responsabilità coniugali che nel week end sembrano
più pesanti che mai. Purtroppo la famiglia sta lentamente mutando nel tempo
divenendo sempre più “specchio” di una realtà troppo difficile.
"Wendy? Sono a casa, amore! Su, vieni fuori. Dove ti nascondi?" (Jack Torrance-Jack Nicholson-Shining-)
giovedì 3 maggio 2012
Cellulare si, Cellulare no
Gli studi fatti finora sui danni dall’uso del cellulare sono sufficienti almeno a farli usare con alcune precauzioni. Lo ha affermato l’epidemiologa Devra Davis durante una lezione all’università Sapienza di Roma. Davis ha presentato alcune ricerche sull’effetto negativo delle microonde sugli spermatozoi e sul cervello, soprattutto dei bambini: «Nessuno dice che il telefonino non va usato – ha spiegato – ma bisogna cercare di limitare al massimo i rischi». Secondo la ricercatrice, che ha guidato la National Science Foundation americana ed ha vinto diversi premi per i suoi studi sugli effetti del tabacco, le ricerche che hanno escluso i rischi di tumore hanno un grosso limite: «Gli effetti sui tumori al cervello delle bombe su Hiroshima si sono visti solo 40 anni dopo – ha sottolineato – gli studi fatti finora si basano su un uso di al massimo 10 anni e da parte degli adulti. Non possiamo permetterci di aspettare i risultati fra decenni». I suggerimenti dell’esperta sono di non usare troppo il telefonino, di non farlo mai utilizzare ai bambini e soprattutto di non tenerlo troppo vicino al corpo, in tasca o nel reggiseno: «Stiamo studiano un caso che potrebbe essere emblematico – ha raccontato Davis, che ha diretto anche l’University of Pittsburgh Cancer Institute – una donna vegetariana, sportiva, con 3 figli e meno di 40 anni, fattori che proteggono dal tumore al seno, ha tenuto il cellulare nel reggiseno 4 ore al giorno per 7 anni, e ha sviluppato tre tumori primari alla mammella contemporaneamente. Potrebbe essere una coincidenza, ma secondo me è già sufficiente a destare qualche preoccupazione». L’epidemiologa ha scritto un libro sull’argomento, dal titolo Disconnect, da cui è stato tratto un documentario la cui versione italiana verrà presentata domani presso la sede dell’International Society of Doctors for Environment – Medici per l’Ambiente (Isde) di Roma.
venerdì 13 aprile 2012
Alex Baroni
Ascolto un brano di Alex Baroni questa mattina, mi capita spesso in realtà di avere dei suoi brani caricati nell’ipod nonostante non sia un grande estimatore della musica italiana. Oggi è diverso ascoltarlo perché sono 10 anni che il virtuoso Alex se n’è andato. Il mio ricordo di lui come musicista e come uomo è particolare perché caso volle che proprio nei giorni del suo ricovero io mi trovassi nello stesso ospedale per l’unico motivo per cui sei felice di andare in ospedale, la nascita di qualcuno, la vita che permea un luogo dove spesso troviamo altro. Rianimazione ed Ostetricia sono sullo stesso piano al S.Spirito, due facce della stessa medaglia, la vita da un lato e (spesso) la morte dall’altro. La gente piange sempre in quel corridoio ed è facile capire se lo fa per gioia o per dolore. Le lacrime sono diverse secondo le emozioni che le evocano. Scendono nello stesso modo e la loro composizione è uguale ma lo vedi, lo percepisci, quando sono di gioia o quando di disperazione. Il mio commento vuole essere breve, fatto per ricordare una grande voce del panorama musicale italiano. Non voglio scadere nella banalità di una frase come “l’artista vive per sempre” è vero sicuramente, vive nelle sue opere, ma oltre all’artista c’è l’uomo e quello muore e poi manca e poi "avoglia" a dire che “vive per sempre”. Mi sovviene una frase di Woody Allen, guarda caso oggi è anche a Roma, che recita più o meno così: “Non voglio raggiungere l'immortalità attraverso le mie opere; voglio raggiungerla vivendo per sempre. Non mi interessa vivere nel cuore degli americani; preferisco vivere nel mio appartamento”. Lo condivido pienamente, ma per chi non è nemmeno un artista gli “appigli” per l’immortalità rimangono veramente pochi.
Ciao Alex.
martedì 10 aprile 2012
Sogni D'Oro
I nonni/padri che raccontano una favola ai propri nipoti/figli per farli addormentare potrebbero andare presto in "pensione" sostituiti da un moderno cellulare di ultima generazione in grado di far fare "sogni d'oro" cancellando gli incubi notturni. Presto sarà infatti possibile assicurarsi sogni, e sonni, sereni grazie a un'applicazione dello smartphone. L'idea è di uno psicologo inglese, che ha intenzione di addolcire i sogni delle persone con l'aiuto di una nuova App ad hoc. Richard Wiseman dell'Università di Hertfordshire si aspetta di farlo con l'aiuto di migliaia di persone, che vorranno partecipare a un esperimento di manipolazione dei sogni, armati di iPhone. I partecipanti, infatti, potranno scaricare una speciale applicazione che trasformerà il loro telefonino in una "fabbrica dei sogni". Posato sul letto, il cellulare sarà infatti in grado di rilevare quando il dormiente non si muove, cosa che indica l'inizio di un sogno. A quel punto il telefono inizia ad attivare una modalità "sottofondo", attentamente progettata per evocare scene piacevoli, come passeggiate nei boschi, o un dolce riposo sulla spiaggia. L'idea è che questo sottofondo influenzi il sognatore, "indirizzandolo" verso situazioni oniriche ispirate ai suoni che sta ascoltando. Alla fine del sogno, poi, l'App emette un allarme delicato per svegliare la "cavia", che potrà così descrivere brevemente il sogno fatto a uno speciale database "acchiappasogni". Wiseman è convinto che «ottenere una buona notte di sonno e fare sogni piacevoli aumenti la produttività delle persone, e sia essenziale per il loro benessere psico-fisico. Nonostante questo - dice al quotidiano britannico 'The Guardian' online - sappiamo molto poco su come influenzare i sogni. Questo esperimento mira a cambiare le cose». Un lavoro che si gioverà dell'apporto di 10.000 persone, che secondo le previsioni prenderanno parte alla ricerca, presentata al Festival della Scienza di Edimburgo. Wiseman ha collaborato con gli sviluppatori di App Yuza, che hanno creato il software di 'Dream: ON'. I partecipanti saranno incoraggiati a condividere i loro sogni attraverso Facebook e Twitter. Inoltre, un sondaggio condotto in occasione dell'esperimento ha rilevato che il 21% degli intervistati ha avuto problemi a dormire e il 15% faceva sogni spiacevoli. Wiseman ha spiegato che le persone depresse spesso fanno brutti sogni. «Forse migliorandoli possiamo aiutarle», ha concluso. L'App per fare sogni d'oro può essere scaricata gratuitamente da iTunes o tramite il sito del progetto, dreamonapp.com.
martedì 27 marzo 2012
James Cameron e il suo viaggio negli abissi
Un’impresa che ha dell’incredibile, scendere nelle profondità della Terra completamente da soli, un’impresa da Guinness dei primati che assume una dimensione ancora più spettacolare se si pensa che a compierla è stato il famoso regista James Cameron (Terminator, Titanic, Avatar fra i suoi film più famosi). “Non vedo l’ora di condividere tutto con voi”, ha commentato il regista che è sceso con un batiscafo, anzi, “un sottomarino speciale”, dentro la fossa delle Marianne, il punto più profondo nei mari del mondo: “Toccare il fondo non è mai stato così bello”, ha scritto il regista su Twitter appena “riemerso”. Cameron è stato “il primo umano a raggiungere la profondità di 11 km da solo; è giunto sul fondo con la tecnologia necessaria per raccogliere dati scientifici, campioni ed immagini impensabili nel 1960, quando l’unica altra missione con esseri umani, la Challenger Deep, è stata effettuata” scrive il National Geographic che ha sponsorizzato la spedizione. “Prima di riemergere circa a 500 km a sudest di Guam, Cameron ha passato ore aggirandosi sopra il fondale”, raccogliendo durante la missione “campioni e video”, il tutto grazie alla strumentazione del suo “missile verticale” che comprende un raccoglitore di sedimenti, un artiglio robotico, un aspiratore per risucchiare piccole creature marine da studiare in superficie ed indicatori di temperatura, pressione e salinità. Come racconta lui stesso "è stato come andare su un altro pianeta". Sotto il peso della pressione l'intero sommergibile si è ristretto di circa 7 centimetri. Cameron ha trascorso oltre tre ore sul fondo della Fossa delle Marianne. Il regista ha poi commentato: "è un luogo desolato, lunare. Mi sentivo completamente isolato dal resto dell'umanità. Letteralmente è come se nello spazio di un solo giorno fossi andato su un altro pianeta e tornato indietro."
[Il video (in inglese) con il racconto del regista].
lunedì 19 marzo 2012
Padri Docili 2.0
In una puntata di "Music&Medicine" di qualche tempo fa parlammo di uno studio molto particolare che riguardava la diminuzione di Testosterone per i "neo-padri". A tal proposito, vista la giornata, ho ritrovato i miei vecchi appunti su tale ricerca. Fondamentalmente il provvedere ai bisogni del neonato, successivamente al parto della propria donna, porta i livelli di testosterone nell’uomo a scendere in maniera sensibile, parliamo di circa un terzo della quantità normalmente presente in un individuo, e maggiore è l’impegno del neo-padre con il proprio figlio, maggiore è il calo di questo ormone maschile all’interno del corpo dell’uomo. A tentare di spiegarne il funzionamento ci ha provato una ricerca statunitense pubblicata sulla rivista Pnas, Proceedings of The National Academy of Science, che sottolinea come sia la “natura” stessa a regolare il tutto, tenendo alti i livelli di questo ormone prima del parto delle compagne degli uomini e successivamente abbassarli appena dopo il parto stesso. Un meccanismo che il corpo instaurerebbe, in modo tale da dare al padre la possibilità di prendersi cura del bambino focalizzandosi solo sulla sua sopravvivenza e non sulla riproduzione della specie a livello sessuale. Il campione preso in considerazione ha riguardato 624 giovani delle filippine studiati tra il 2004 ed il 2009. L’analisi comparata ha sottolineato come i papà che spendono molto tempo nella cura dei figli abbiano livelli di testosterone più bassi di percentuali varianti dal 26% al 34%. Gli autori dello studio, dell’Institute for Policy Research at Northwestern all’Università di Chicago sottolineano che questo non significa che livelli di testosterone più basso rendano migliori gli uomini nel ruolo di padre a prescindere. In tutti gli uomini, indipendentemente dai propri livelli ormonali iniziali, alla nascita del figlio si scatena questo calo.
“I figli sono mandati sulla Terra per dare problemi ai padri… è una legge naturale.” (Era Mio Padre -Dreamworks -2002)
martedì 13 marzo 2012
Space the "penultimate" frontier
“Spazio ultima frontiera” questo l’incipit della gloriosa serie fantascientifica “Star Trek” che narrava le avventure del Capitano Kirk e del suo multietnico equipaggio. Purtroppo gli straordinari viaggi spaziali tanto ben raccontati dal genio di G. Roddenberry potrebbero rimanere un'utopia fantascientifica alla luce degli ultimi dati medici emersi in uno studio sui rischi per la salute degli astronauti durante la loro permanenza nello spazio. La risonanza magnetica infatti, condotta su 27 astronauti che avevano trascorso lunghi periodi nello spazio, ha rivelato anomalie ottiche e cerebrali simili a quelle che possono verificarsi nell’ipertensione intracranica idiopatica, una condizione potenzialmente grave che crea una pressione all’interno del cranio. Lo rivela l’analisi restrospettiva dei dati pubblicata online su ‘Radiology’ dai ricercatori dell’Università di Houston (Usa). Il team ha effettuato gli esami e analizzato i dati relativi ai 27 astronauti esposti a microgravità o assenza di gravità per una media di 108 giorni, nel corso di missioni sullo Space Shuttle o sulla Stazione spaziale internazionale, un centro di ricerca in orbita intorno alla Terra dal 1998. Otto dei 27 astronauti sono stati sottoposti a una seconda risonanza magnetica dopo un’altra missione nello spazio, durata in media 39 giorni. «I risultati hanno rivelato varie combinazioni di anomalie dopo l’esposizione cumulativa alla microgravità, osservate anche con l’ipertensione intracranica idiopatica», spiega Larry Kramer. «Questi cambiamenti potrebbero aiutare gli scienziati a comprendere meglio i meccanismi responsabili dell’ipertensione intracranica nei pazienti che non viaggiano nello spazio». In particolare, tra gli astronauti con più di 30 giorni di esposizione cumulativa alla microgravità, si sono registrati: l’espansione del fluido cerebrale spinale intorno al nervo ottico (nel 33% del campione), l’appiattimento della parte posteriore del bulbo oculare (22% del campione), il rigonfiamento del nervo ottico (15%) e cambiamenti nella ghiandola pituitaria (11%). La perdita minerale ossea e muscolare, dunque, sono solo alcuni degli effetti noti della vita a gravità zero. Gli effetti rivelati dalla ricerca «rappresentano un fattore di rischio ipotetico e una potenziale limitazione ai viaggi di lunga durata» fra le stelle, aggiunge Kramer. Anche William J. Tarver, direttore della clinica medica della Nasa al Johnson Space Center, ha spiegato che l’agenzia ha notato cambiamenti nella visione di alcuni astronauti della stazione spaziale internazionale, la cui origine non è ancora stata pienamente compresa. «La Nasa ha posto questo problema in cima alla lista dei rischi umani, ha avviato un programma completo per lo studio dei meccanismi e delle implicazioni» di questi effetti, «e continuerà a monitorare attentamente la situazione», ha assicurato Tarver.
lunedì 5 marzo 2012
Organi Artificiali
Nel racconto fantascientifico “L’Uomo Bicentenario” di Isaac Asimov il robot protagonista, che desidera fortemente assomigliare il più possibile ad un uomo in una sorta di “Pinocchio” del futuro, riesce ad inventare degli organi artificiali capaci di sostituire egregiamente quelli naturali non più funzionanti. Ma come spesso accade la fantasia anticipa la realtà. Recentemente infatti, dopo la vescica prodotta in laboratorio qualche tempo fa, sono stati creati altri 30 fra organi completi o parziali che nel giro di qualche anno saranno pronti per essere impiantati sull’uomo. Li sta studiando Anthony Atala, pioniere della medicina rigenerativa, che ha esposto il suo lavoro alla conferenza sulle staminali adulte tenutasi in Vaticano, Promossa dal Pontificio Consiglio per la Cultura. “Attualmente stiamo lavorando su 30 diverse linee – ha spiegato l’esperto – oltre alla vescica abbiamo ricreato e impiantato sull’uomo uretra, cartilagine, pelle, vasi sanguigni e altri organi di cui non posso parlare perchè i risultati non sono ancora stati pubblicati. Di sicuro nei prossimi anni ce ne saranno altri, anche se la strada verso organi complessi come cuore o fegato è ancora lunga, mentre è più vicina la produzione di parti, come valvole cardiache o isole che riproducono alcune funzioni del fegato”. Chissà cosa direbbe oggi Asimov alla luce di queste innovazioni. Possiamo provare ad immaginarlo citando il robot umanoide Andrew che chiude il racconto dicendo: “Come robot avrei potuto vivere per sempre, ma dico a tutti voi oggi, che preferisco morire come uomo, che vivere per tutta l’eternità come macchina.”
martedì 28 febbraio 2012
Brainer, l’alleato elettronico contro le demenze
La tecnologia negli ultimi anni è stata impiegata sempre più al servizio della scienza. L’utilizzo di moderne apparecchiature ha permesso una “piccola” rivoluzione in ambito medico/scientifico riuscendo per esempio a rivoluzionare il mondo della diagnostica per immagini e di conseguenza migliorando il grado di diagnosi in campo medico. In un prossimo futuro vedremo sicuramente apparire strumenti elettronici e tecnologicamente avanzati che potranno migliorare in modo importante la qualità di vita delle persone ma soprattutto di quelle affette da patologie oggi ritenute “complesse”. Forse però il futuro è meno lontano di quanto si possa immaginare. È stato infatti presentato il 12 ottobre a Milano «Brainer», primo “brain trainer” scientificamente validato e completamente ‘made in Italy’. L’apparecchio è stato sviluppato da un’azienda inserita nell’incubatore di imprese del Politecnico di Torino. L’indagine sul valore di strumenti elettronici e sulle patologie neurologiche è stata a cura di Cinzia Negri Chinaglia, specialista in Geriatra e Riabilitazione Alzheimer presso l’Asp IMMeS e Pio Albergo Trivulzio di Milano, e di Giuliano Geminiani, specialista in Neurologia e docente di Neuropsicologia Clinica nel dipartimento di Psicologia dell’Università di Torino. “Il concetto di training cognitivo si basa sul presupposto che attraverso una serie di esercizi ripetuti, gli individui possono migliorare qualsiasi prestazione mentale, analogamente a quello che avviene per il sistema motorio grazie all’esercizio sportivo – spiega Geminiani – e un training cognitivo clinicamente validato non solo migliora le prestazioni cognitive in compiti specifici, ma determina un aumento della plasticità cerebrale, che è il principale presupposto di una più ampia possibilità di riabilitazione delle funzioni intellettive”.La Dott.ssa Chinaglia ha inoltra aggiunto all’Adnkronos Salute che “Il termine demenza fa riferimento ad un insieme di sintomi che si manifestano con un declino progressivo delle funzioni cognitive a diversi livelli, vengono così coinvolte diverse abilità: la memoria, l’apprendimento, la facoltà di leggere e scrivere, la comprensione del linguaggio, la capacità di riconoscere gli stimoli provenienti dall’esterno. Le conoscenze sui meccanismi che causano la degenerazione e la morte dei neuroni sono tutt’ora lacunose. Si ritiene che vi siano, comunque, diversi fattori che possano provocare la malattia, agendo su un substrato genetico. È però certo che attività fisica, controllo del peso, attività mentale, vita socialmente attiva e una dieta mediterranea ricca di elementi antiossidanti e grassi insaturi abbiano un effetto protettivo”. Attualmente si stima che le persone affette da demenza in Europa siano quasi 10 milioni e circa 36 milioni nel mondo. Nel 2030, però, si presume arriveremo rispettivamente a 15 e 65 milioni. In questo scenario la ‘Brainer’, azienda che dà il nome all’apparecchio, è riuscita a realizzare una gamma di strumenti multimediali interattivi che allenano la mente e ne riabilitano specifiche funzionalità. “Sono disponibili diversi livelli di difficoltà per permettere una scelta adeguata in relazione alle problematiche individuali - si legge nella nota – Gli esercizi di ‘Brainer’ prevedono l’utilizzo del touch-screen, sistema che agevola l’utilizzo del mezzo informatico da parte di pazienti con deficit di varia natura e in contesti come quello domiciliare e ospedaliero”.
lunedì 20 febbraio 2012
Di Insonnia e Zerocalcare
In una delle primissime puntate di "Music&Medicine" parlammo di Insonnia commentando alcune pubblicazioni comparse sulle maggiori riviste scientifiche di settore e si cercò di approfondire il dato riguardante i rimedi di un problema che sembrerebbe affliggere quasi 12 milioni di Italiani, almeno secondo una revisione degli studi portata avanti recentemente dal The Lancet. Come spesso però accade, per far luce su un problema o per riuscire a comunicarlo nel modo più chiaro e diretto possibile, la scienza non ha strumenti immediati come quelli a disposizione invece al mondo del fumetto; e anche di questo ci siamo occupati già QUI e QUI e anche QUI (è bello "citarsi addosso" come direbbe il buon Woody Allen). Questa volta ci pensa Zerocalcare, fumettista romano, ad esternare i disagi legati proprio all'Insonnia. Nel suo breve racconto è facile trovare qualche sintomo tipico di questa condizione, salvo forse il caso delle braccia per il quale ho delle perplessità ma sicuramente rende bene l'idea di fastidio di chi non riesce a dormire nel proprio letto per le più svariate motivazioni.
Il resto della storia lo trovate QUI
"Pensare al futuro è frustrante per un insonne, perchè l'insonnia ti catapulta indietro nel tempo" -Zerocalcare-
giovedì 9 febbraio 2012
Anziani “arrapati” e malattie veneree
L'esplicito titolo del post racchiude in se l'essenza del post stesso. In effetti ai tanti e noti problemi di salute legati alla "Terza Età" si andrebbe ad aggiungere quello delle malattie a trasmissione sessuale. Un "gentile omaggio" dato dal noto farmaco Viagra utilizzato in particolar modo dalle categorie "over" che ha rilanciato la sessualità negli anziani riportando loro nuova vitalità e anche "nuove" infezioni. Il fenomeno è stato notato negli Usa e “certificato” dal Cdc di Atlanta, ma è in atto anche da noi secondo Giampiero Carosi, presidente della Società Interdisciplinare per lo Studio delle Malattie Sessualmente Trasmissibili (Simast). "I dati statunitensi sono paragonabili ai nostri – ha affermato Carosi – il fenomeno si vede bene ad esempio con l’Aids: in pochi anni l’età media del contagio è aumentata di 10-15 anni, e ora è di 40-42 anni per l’uomo e 30-32 per la donna, ma vediamo casi anche in persone di 50, 60 e persino 70 anni". Il Cdc ha lanciato l’allarme per la fascia 45-65 anni sia per la clamidia che per la sifilide: "Soprattutto la sifilide, insieme alla gonorrea, sta diventando un problema grave anche da noi" conferma Carosi, che è d’accordo anche nell’attribuire all’attività sessuale prolungata una forte responsabilità. "Le principali fonti di contagio per gli eterosessuali sono i rapporti con prostitute e travestiti, che notoriamente riguardano di più le persone un pò più avanti nell’età che si sentono “rassicurate” dall’uso del Viagra". Ecco dunque un nuovo scenario "medico" profilarsi all'orizzonte dove alle caratteristiche patologie come femori fratturati, Alzheimer e Fuoco di Sant'Antonio potrebbero aggiungersi le già citate AIDS, Gonorrea, Sifilide ed Epatiti legate storicamente soprattutto ad atteggiamenti sessuali promiscui e non protetti. Se il sesso è uno dei sistemi migliori per esorcizzare la morte, non riesco a non pensare ad anziani che muoiono per complicanze date da tali patologie. Li immagino nei loro letti, guardare le loro giovani badanti, malati ma forse ancora felici e probabilmente soddisfatti.
"Più si diventa vecchi, più si amano le indecenze." -Virginia Woolf-
"Più si diventa vecchi, più si amano le indecenze." -Virginia Woolf-
martedì 7 febbraio 2012
La luce che brilla il doppio dura la metà
Perchè, dopo aver conquistato praticamente tutto il mondo conosciuto, è caduto l'Impero Romano? Perchè Varo perse tre legioni a Teutoburgo? Perchè dopo 15 anni è finito "E.R Medici in Prima Linea"? Perchè non vendono più i fiammiferi per accendersi una sigaretta? La risposta, nonostante i dettagli del caso, è perchè le cose cambiano e finiscono. La fine delle cose fa parte delle cose stesse e questo è un dato inconfutabile. Anche il Sole fra 5 miliardi di anni terminerà la sua attività e si spegnerà definitivamente. A tal proposito anche "Music&Medicine" termina, almeno per ora, il suo percorso radiofonico. La sua "fine" si inserisce nella normale evoluzione delle cose alla luce del fatto che le mie competenze sono richieste in altri settori. A differenza dell'Impero Romano o del Sole proseguirà la sua esistenza qui sul web, continuando ad informare rigurado novità e curiosità provenienti dal mondo scientifico e non solo... Vi aspetto dunque sul Blog, "Music&Medicine" prosegue in una nuova forma.
"La luce che brilla il doppio dura la metà" -Jimi Hendrix-
venerdì 13 gennaio 2012
Rassegna Stampa+Fondazione Theodora
Si torna in onda questo sabato dalle ore 14:00 alle 15:00 con una nuova puntata in diretta su Radio Manà Manà All News 24 -89.100 Fm- di "Music&Medicine" l'appuntamento con i temi legati alla Scienza e alla Salute. Questa settimana nella nostra rassegna stampa commenteremo le tante pubblicazioni provenienti dalle maggiori testate scientifiche internazionali. Inoltre avremo al telefono la Responsabile della Fondazione Theodora Daniela Bianchi con la quale parleremo della fondazione, "vecchia" conoscenza di Music&Medicine, ma soprattutto di una bella iniziativa di raccolta fondi. Per i dettagli cliccate QUI.
Vi aspetto "On Air".
"Credo che ridere sia il vero segno della libertà." -René Clair-
martedì 10 gennaio 2012
Business del latte materno sul web
In tempi di crisi trovare un’adeguata occupazione, possibilmente remunerativa diventa complesso e spesso impossibile. Ecco dunque arrivare dagli Stati Uniti una fantasiosa soluzione lavorativa, la vendita del latte materno tramite web. Sono le giovani madri con latte in eccesso che tentano l’affare offrendolo in vendita sulla rete internet. E’ un tornare all’antichità, quando le balie offrivano il loro latte a nascituri che non avevano la possibilità di allattarsi al seno materno a causa della mancanza del prezioso nutriente da parte della madre. Ora la “Balia 2.0” approfitta della rete internet come mezzo per arrivare potenzialmente ad ogni madre “bisognosa” in ogni luogo della Terra. La cosa apparentemente significativa è che secondo i dati riportati da Wired si possono fare buoni affari, fino a 20.000 dollari l’anno. L’acquisto però dell’ “Oro Liquido” può comportare dei rischi per la salute. La Food and Drug Administration (fda) mette in guardia proprio su tali rischi. Già nel Novembre 2010 i funzionari del dipartimento della salute avevano raccomandato le madri di non somministrare ai figli latte materno “dall’origine sconosciuta”. I rischi sono infatti legati a infezioni e malattie causate da un prodotto potenzialmente contaminato. Il particolare business si rivolge come detto alle madri, ma in diversi casi sono gli adulti a comprare il latte materno in vendita, per “ragioni personali”. Alcuni di loro avrebbero infatti commentato la strana scelta perché convinti possano in questo modo prevenire disturbi influenzali. Un nuovo mercato si apre dunque, ma siate cauti nelle vostre scelte, il processo di pastorizzazione in questo caso non vi salverà.
mercoledì 4 gennaio 2012
Nuovi Orari
Tempo di cambiamenti per "Music&Medicine" dalla prossima settimana saremo infatti in onda ogni sabato sempre dalle 14:00 alle 15:00 ma solo il sabato. Prima che iniziate a chiedere il perchè vi anticipo subito che si tratta di una decisione voluta per una fisiologica evoluzione della radio dopo questo primo anno di vita/programmazione. Le mie competenze sono richieste in nuovi ambiti, sempre radiofonici, e questo non può che sottrarmi alle dirette quotidiane. L'attività del blog continuerà ad essere quella di sempre, ossia uno strumento legato alle singole puntate, ma anche una finestra sulle informazioni scientifiche provenienti dal mondo. Le puntate del sabato saranno ottimizzate e strutturate affinchè vi giunga un'informazione scientifica la più puntuale e chiara possibile. Vi aspetto naturalmente "On air" in questi giorni rigorosamente in diretta, anche il 6 Gennaio, e poi ogni sabato dalle 14:00 alle 15:00
Non mancate!
"Fly, on your way, like an eagle, Fly as high as the sun..." (Va per la tua strada, vola come un’aquila, Vola alto come il sole)
Flight of Icarus -Iron Maiden- (1983 EMI Records)
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